- Proposte di Viaggio
- Il Marchio del Parco
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- Progetti Europei candidati in attesa di valutazione
- Opere da realizzarsi nella ZSC/ZPS IT4060015
- Avviare una pratica in caso di danni da animali selvatici
È uno dei siti con maggiore diversità ambientale in ambito litoraneo della regione, a valle della Pineta di Classe e delle confluenze tra Bevano, Bevanella, Acquara e Fosso Ghiaia. In esso ricadono la foce del Torrente Bevano, ultimo estuario meandriforme dell'Alto Adriatico libero di evolvere naturalmente, anche se una recente opera di ingegneria naturalistica ne ha, in parte, indirizzato lo sbocco diretto in mare al fine di proteggere le dune a Nord della foce, sei chilometri di dune costiere attive con alle spalle la giovane pineta litoranea a prevalenza di pino marittimo e straordinari lembi delle praterie aride e degli arbusteti sub-mediteranei che caratterizzavano il litorale ravennate prima dell'imposizione delle pinete artificiali e, infine, il sistema di zone umide perifluviali salmastre dell'Ortazzino e dell'Ortazzo. Il sito, uno dei pochi del tutto privo di stabilimenti balneari e ad accesso regolamentato, comprende anche la fascia marina costiera per circa 300 metri di larghezza. La foce del Bevano vera e propria occupa un'area di circa 40 ettari e testimonia, con i suoi equilibri tra acque, sabbie e fanghi, mutevoli in base agli andamenti stagionali di maree e portate fluviali, come doveva essere l'intera fascia costiera regionale prima dei massicci interventi antropici. L'area ad Ovest della foce è detta Ortazzino e comprende i meandri fossili del Bevano, con parte delle dune costiere, i retrostanti prati umidi salmastri con falda affiorante e prati aridi con arbusteti termofili, caratterizzati, ove meglio conservati, da ginepro comune (Juniperus communis), olivello spinoso (Elaeagnus rhamnoides) e fillirea (Phillyrea spp.). In questo complesso di zone umide e dune aride sono presenti quasi tutti i tipi di vegetazione alofila nordadriatica, dai salicornieti annuali e perenni, agli spartineti e giuncheti marittimi, al puccinellieto. Alle spalle delle dune si trovano le pinete demaniali, sezioni Ramazzotti e Savio, create fin dal primo novecento, in base alla legge Rava, sul cordone litoraneo di più recente deposizione (XIX-XX sec., come testimonia la posizione della Torraccia, unica torre di difesa costiera sopravvissuta in zona, che fu eretta nel 1670 e che si trova oggi isolata tra i coltivi fuori dal sito ad almeno tre chilometri dalla spiaggia del Lido di Dante), con lo scopo di proteggere le colture retrostanti dai venti marini. Le pinete artificiali sono state sovrapposte all'originaria vegetazione arbustiva tipica delle dune consolidate che, in parte, rimane nelle fasce marginali e nel sottobosco. La Ramazzotti nel 2012 è stata quasi completamente distrutta da un incendio, ma la copertura arbustiva sembra a tratti in grado di recuperare spontaneamente con aspetti più interessanti rispetto alla precednete pineta. L'Ortazzo era un'antica valle di acqua dolce, arginata ed ottenuta dalla riconversione di precedenti risaie; attualmente è soggetto agli influssi salmastri della falda, come testimoniato dalla presenza di giuncheti marittimi e puccinellieti e si caratterizza come un ampio stagno retrocostiero. Le superfici con acque più basse si prosciugano durante l'estate, originando distese fangose in cui si insediano le comunità alofile annuali tipiche di questi ambienti. La palude è attraversata da una penisola con pineta a Pinus pinea. A sud dell'Ortazzo sono presenti praterie umide con acque dolci, ripristinate alla fine degli anni '90 su seminativi ritirati dalla produzione attraverso l'applicazione di misure agro ambientali. Il sito rientra quasi totalmente nel Parco Regionale del Delta del Po (Stazione Pineta di Classe e Saline di Cervia) e comprende l'Oasi di Protezione "Ortazzo e Ortazzino" (800 ha), la Riserva Naturale dello Stato Duna e Foce Bevano (172 ha) e una zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar (430 ha).