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Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale Vene di Bellocchio, Sacca di Bellocchio, Foce del Fiume Reno, Pineta di Bellocchio

  • Codice Rete Natura 2000: IT4060003
  • Superficie a terra (ha): 2.242,00
  • Regioni: Emilia-Romagna
  • Province: Ravenna, Ferrara
  • Comuni: Comacchio, Ravenna
  • Ente Gestore: Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità - Delta del Po e Reparto Carabinieri per la Biodiversità - Punta Marina

E' un sito con elevata diversità ambientale che si estende tra la strada Romea ed il mare e comprende: un sistema di dune sabbiose attive, la fascia marina antistante, una grande sacca salmastra, la foce del fiume Reno, zone umide d'acqua dolce e salmastra, pinete a Pino domestico (Pinus pinea) e Pino marittimo (Pinus pinaster), boscaglie costiere e un bosco planiziale inframmezzati da coltivi, vigneti e pioppeti. Le vaste depressioni, entro le quali si trovano le varie zone umide del sito, sono separate dalle Valli di Comacchio da un fascio di cordoni litoranei, formatisi tra il IX e il XIV secolo su quale passa le Statale Romea. Nella prima metà del XVII secolo l'area era un'unica laguna collegata con il tratto terminale del Po di Primaro (l'attuale Reno), con le valli di Comacchio e c'erano vari sbocchi a mare. Successivamente la laguna è rimasta completamente isolata dal mare ed è stato scavato il canale di Bellocchio che la attraversa mettendo in comunicazione le Valli di Comacchio con il mare. Nella prima metà del novecento si è formata a Nord della foce del Reno un'altra laguna parallela alla precedente, attraversata anch'essa dal prolungamento del canale di Bellocchio. Negli ultimi cinquant'anni, infine, la parte settentrionale è stata soggetta ad un'intensa urbanizzazione (Lido di Spina) che ha comportato la realizzazione di strade, argini e l'alterazione delle zone umide. Il cordone litoraneo ha molto risentito negli ultimi decenni del marcato processo di erosione costiera che interessa la foce del Reno e, nonostante varie opere di difesa realizzate, le mareggiate entrano sempre più frequentemente nell'entroterra causando la riduzione della laguna e alterando la salinità dei terreni retrostanti, aumentandola. Nel corso degli anni '90 vaste superfici con seminativi e pioppeti nel settore meridionale del sito sono state ritirate dalla produzione e dedicate a flora e fauna selvatiche, attraverso la realizzazione di stagni e praterie con macchie di arbusti locali. Il sito rientra quasi totalmente nel Parco Regionale del Delta del Po e include due Riserve Naturali dello Stato per complessivi 510 ettari e due zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar (Sacca di Bellocchio: 213 ettari, Valli residue del comprensorio di Comacchio: 931 ettari). Si tratta di uno dei siti costieri a naturalità più elevata e a maggiore biodiversità in aree relativamente poco disturbate, incastrato com'è tra un latifondo e un tratto di demanio militare posto presso la foce ad estuario più grande della regione. Qui si conserva la naturale successione dal mare all'entroterra, con serie complete di habitat salmastri e di duna, rari lembi di delicatissimi ambienti costieri endemici dell'area alto-adriatica e settori retrodunali umidi o asciutti, a copertura varia e a naturalità diffusa.

Vene di Bellocchio: vengono alimentate dalle forti mareggiate, durante le quali si ripristina il collegamento tra le acque stagnanti ed il mare
Vene di Bellocchio: vengono alimentate dalle forti mareggiate, durante le quali si ripristina il collegamento tra le acque stagnanti ed il mare
(Francesco Grazioli)
 
Stagno retrodunale
Stagno retrodunale
(Fabio Ballanti)
 

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