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Pesci

Se consideriamo nel complesso tutte le acque del Parco, da quelle dolci del fiume Po, dei corsi d'acqua appenninici (anticamente tributari del Po) e delle paludi, a quelle salmastre dei grandi specchi lagunari vallivi costieri, si contano 60 specie ittiche, di cui ben 14 endemiche, ossia esclusive dell'area, come lo storione cobice (Acipenser naccarii), il ghiozzetto di laguna (Knipowitschia panizzae), il ghiozzetto cenerino (Pomatoschistus canestrinii).

Tra le specie di particolare interesse conservazionistico si segnalano, inoltre, il nono (Aphanius fasciatus), la cheppia (Alosa fallax), la lampreda di mare (Petromyzon marinus), oltre all'anguilla (Anguilla anguilla), vero e proprio emblema delle Valli di Comacchio e specie considerata minacciata di estinzione in modo critico dall'IUCN.

Numerose sono le specie che hanno a disposizione habitat adatti alle diverse fasi del loro ciclo biologico. La presenza e gli spostamenti stagionali di grandi quantità di pesce tra lagune, foci dei fiumi e mare sono noti da secoli agli abitanti di questi luoghi che hanno sviluppato originali ed efficientissimi metodi di cattura delle varie specie: ancora ad oggi rappresentano una delle principali fonti di sussistenza ed una importante risorsa economica.

Queste specie posso essere raggruppate in cinque diverse categorie ecologiche:

  • specie residenti lagunari, che spendono tutto il loro ciclo vitale all'interno delle lagune e valli come il già citato nono, i ghiozzi (Gobiidae), il latterino o acquadella (Atherina boyeri) e alcune specie di pesci ago (Syngnathus acus, S. abaster);
  • specie migratrici marine, con un ciclo di vita diviso tra laguna e mare come la spigola (Dicetrarchus labrax), orata (Sparus aurata) e le cinque specie di cefali (Mugilidae);
  • specie migratrici anadrome, che ogni primavera, dal mare, risalgono i corsi d'acqua del Parco, arrivando spesso ben più a monte nella pioanura Padana, per la riproduzione, come nel caso dei già citati storione cobice, cheppia e lampreda di mare;
  • specie migratrici catadrome, che dalle acque interne dove hanno vissuto fino a raggiungere la maturità sessuale si spostano al mare per la riproduzione, come l'anguilla;
  • specie migratrici occasionali, che occupano le acque di transizione in maniere irregolare e sporadica, come rombo (Psetta maxima), soaso (Scophthalmus rhombus), sogliola (Solea lutea) e molte altre, non conteggiate tra le specie ittiche del Parco.

Nei canali di bonifica, lungo i fiumi e nelle paludi d'acqua dolce, infine, troviamo i pesci duciaquicoli, tra cui molte specie endemiche e di grande interesse conservazionistico, come il cobite mascherato (Sabanejewia larvata), il cobite italiano (Cobitis bilineata), lo spinarello (Gasterosteus aculeatus), la scardola italica (Scardinius hesperidicus), il triotto (Rutilus aula), la savetta (Chondrostoma soetta), la tinca (Tinca tinca), il luccio italico (Esox cisalpinus).

Purtroppo, tra le specie di acqua dolce, ve ne sono ben 16 esotiche, introdotte dall'uomo in epoca storica, come nel caso della carpa (Cyprinus carpio) e del carassio dorato (Carassius auratus) o in anni più recenti, creando gravissimi danni alla fauna ittica autoctona e, in particolare, proprio alle specie endemiche ed esclusive dell'area. Tra le specie esotiche più dannose si evidenziano il siluro (Silurus glanis), il lucioperca (Stizosteidon lucioperca) e l'abramide (Abramis brama).

Anguilla
Anguilla
(foto di: Mattia Lanzoni)
Orate e spigola
Orate e spigola
(foto di: Mattia Lanzoni)
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